Questo dovrebbe essere il giorno durante il quale noi uomini un tantino ipocriti, ci mettiamo il cuore un pace con un modesto tributo comprato a bordo strada.
Ma è anche una storia diversa, una storia di madri in viaggio da sole, di sorelle abbandonate, di zie, di amiche, separate dalle famiglie, dalla propria amata casa, da tutte quelle cose che fanno sentire al sicuro.
Donne a cui qualcuno ha deciso di togliere tutto quello che fino a ieri era la vita.
E se prima tutto era scontato, normale, quasi noioso, adesso non lo è più.
Fare la spesa, consolare un figlio, imparare una nuova ricetta. Tutto finito. La normalità rubata, a coloro che ogni giorno si preoccupano di assicurarcela, fin da appena nati.
La guerra è anche questo, la negazione di un ruolo, che improvvisamente ci appare per quel che è sempre stato. Essenziale.
E allora ripensandoci, se serve una guerra a farci riflettere, forse non ce le meritiamo, queste donne. Che soffrono in silenzio, da qualche parte, riempiendo bottiglie di benzina, o stringendo la sciarpa al collo di un bambino prima di farlo scappare. O semplicemente, ripensando ad un uomo che non tornerà più. Di dire grazie, in fondo, quasi non ce la sentiamo…
Un giorno, come un altro
